domenica 31 marzo 2013

Buona Pasqua!


La famiglia brambilla, insieme con gli abitanti di Villa Delirio al gran completo, augura a tutti voi una 
felice Pasqua!

giovedì 28 marzo 2013

Il paradiso può attendere

"Ci devi proprio andare, le aveva detto sua cugina Francesca, ma come fai a non conoscerlo?"
Mamma probabilmente era l'unica donna rimasta in giro a non conoscere quel negozio. Che solo per pronunciarne il nome ci vuole una memoria e un'intelligenza superiore.
Comincia con Aber e finisce con una serie di lettere impossibili da ricordare nel verso giusto, e dunque lei si ferma lì, alle prime quattro lettere per non fare figuracce.
"Mery, ma tu lo conosci questo Aber-coso che vende vestiti sportivi?" ha chiesto poi alla sua amica, scoprendo che erano in due a vivere in quella beata ignoranza.

"Ci devi proprio andare, aveva continuato Francesca, lo vedi il ragazzo sulla confezione di questo profumo? Bè, i commessi, in quel negozio, sono proprio come lui"
Mamma aveva sgranato gli occhi e aveva chiesto idiota "Come lui in che senso?"
"Come lui nel senso che sono tutti modelli... e come lui nel senso che sono tutti a torso nudo!"
Ora immaginatevi la reazione di una fanciulla abituata a manifestazioni di nudo maschile vellutate e paffute che sono visibili rigorosamente ad un'altezza inferiore al metro da terra.
"Domani andiamo a colmare questa lacuna?" aveva proposto Mamma, con immediato consenso dell'amica.
Così dopo aver portato i bimbi all'asilo, essersi messa il correttore per le occhiaie ed essersi pulita i mocci di Macco dalla giacca, Mamma si è incamminata verso il "paradiso degli occhi".

Un nugolo di ragazzine appena uscite da scuola, ridacchianti ed emozionate, stazionavano davanti all'ingresso.
Le due donne le hanno guardate ringraziando di aver già superato quella terribile età e sono entrate piene di curiosità.
Musica alta, profumo nell'aria, luci basse e arredamento moderno ma accogliente.
Ok. E i modelli?
"Buongiorno, posso aiutarvi?" chiede un ragazzetto alto meno di Mamma, che non è notoriamente una stangona. "No, no, grazie, diamo solo un'occhiata", risponde lei, e dando una sgomitata all'amica bisbiglia "Non siamo mica venute fin qui per farci servire da lui!"
"Buongiorno, posso aiutarvi?" chiede una ragazzetta in shorts e camicetta, senza nemmeno una ruga per via della verdissima età.
"No, no, figurati, grazie", risponde ancora Mamma cercando in giro qualcuno che assomigli alla confezione del profumo, e non piuttosto ai suoi figlioli.

"Ma dove sono 'sti modelli? Tu li vedi?" si chiedono l'un l'altra, trascurando le centinaia di felpe esposte sugli scaffali.
Di modelli neanche l'ombra. In compenso il negozio pullulava di ragazzine ridacchianti, ignorate completamente dal personale che si dedicava devotamente a Mamma e Mery.
"Questi devono aver pensato che qua, fra tutti, le uniche che forse comprano qualcosa siamo noi."
"Siamo proprio così vecchiotte, eh?" chiede lei.
Con l'ombra della delusione negli occhi le tapine sono tornate indietro, collezionando altri sei o sette "Posso aiutarvi?"

All'uscita, un ragazzo che Mamma poteva guardare dritto dritto nell'ombelico posava a torso nudo per una serie di fotografie abbracciato alle ragazzine ridacchiose di prima, tutte in fila.
Una di loro fotografava con gridolini di gioia ogni elemento di sesso maschile che le passava davanti, emozionatissima, perfino quelli imberbi e con l'apparecchio ai denti e persino un ragazzo che passava da lì per caso.
(Ma siamo state così anche noi?)

Silenzio fra le due.
Dopo pochi passi, una vetrina di vestitini per neonati. Mamma ha rallentato il passo e si è soffermata a guardare sorridendo, tornando nel suo confortevole mondo di sempre.
Forse perchè ogni cosa va fatta all'età giusta.
Forse perché Mamma è completamente fuori dalla fase ridacchiante della vita, e lo dice senza alcun rammarico, ma questo Aber-coso può tranquillamente tornare nella sfera dell'ignoto insieme ai suoi commessi adolescenti.
Perchè troppo giovani, troppo lontani dalla sua vita, ma soprattutto, cara Francesca mia... troppo vestiti!

mercoledì 27 marzo 2013

Gongolando

Lo sappiamo tutti: quando c’è da criticare lo si fa e basta.
E Mamma è bravissima in questo.
Ma quando c’è da lodare in genere si è più restii, per non fare la parte di chi si pavoneggia.

Ma oggi chi se ne importa, Mamma ha deciso di pavoneggiarsi e crepi la modestia.

“Sai che Dede sa scrivere?” dice già da qualche tempo in modo discreto un po’ a destra e un po’ a manca. “Ha imparato praticamente da solo, un mesetto prima del suo compleanno. Ha imparato a scrivere a quattro anni!” conclude illuminata d'orgoglio mammesco.
“Umpf, si, anche mio figlio sa scrivere il suo nome” risponde una continuando a fare i mestieri di casa.
"Ma davvero? Non va bene, sai? Le maestre delle elementari si arrabbiano molto quando un bambino sa già scrivere" risponde un'altra.
Nessuno che le dia soddisfazione, ma a lei non importa nulla, perchè nessuno le da soddisfazione a parte lui, il mitico!

Dede passa ogni momento "libero" davanti alla lavagna col pennarello in mano, e scrive, scrive, scrive, tanto che in questa settimana ha imparato a scrivere anche in stampato, oltre al banalissimo stampatello, e ieri ha pure iniziato a leggere (si, perchè scriveva ma non leggeva... e vabè non si può avere mica tutto)
Merito di Mamma sua? 
Certo, per gli intelligentissimi geni che gli ha trasmesso ovviamente, ma non per molto altro perchè ha fatto tutto da solo.

E lasciatela sbrodolare di orgoglio, per una volta!

P.S.
Come posso stimolare e incentivare questa sua abilità?
Come prendere questo terreno fertilissimo e piantare baobab anziché miseri fuscelli?
Mi sta venendo l'ansia da inadeguatezza al pensiero che se non lo stimolo nel modo giusto posso sprecare questa sua predisposizione...
Ah, ma ci pensate alla mamma di Leonardo, che ansia doveva avere? O di Mozart? E a quella di Einstein?
Ok, ok, adesso mi ridimensiono.
Fatto.
Ma ripensandoci: chissà se Dante lo sapeva già scrivere pulcino a cinque anni, cuore di mamma sua...

martedì 26 marzo 2013

Deficienze

"Tre chili e otto? Ma complimenti! E a che ora è nata?"
...
"Ah! Ed è durato tanto il travaglio?"
...
"Chi? Tuo marito? Si è addormentato? Ahahah! Poveretti, non hanno proprio il fisico questi uomini..."
...
"Certo, te lo saluto. Un abbraccione a te e alla piccola!"
Click.

Mamma ha sentito per telefono Daiana, la sua amica puerpera, mentre Brontolo le gironzolava attorno.
"Allora è nata! Ma pesava tanto, no?" ha chiesto lui.
"Si, poi per essere una bimba è bella grandina!"
"E lui si è addormentato? Ma quando? E dove?" ha continuato.
"Si! Suo marito, mentre lei aveva le doglie, si è addormentato sulla seggiola!" ha riso Mamma.
"E perchè?"
"Bè la bimba è nata alle 5, sono andati in ospedale a mezzanotte dopo una giornata passata a correre con l'altro bambino... immagino fosse sfinito" ha spiegato lei.
"Ah, e lei?"
"Lei cosa?"
"Lei non si è addormentata?"
"E quando scusa? Durante il travaglio?"
"Si, perché? No?"

Mamma ha capito, ora è tutto chiaro: non è soltanto il fisico, quello gli che manca, agli uomini...

lunedì 25 marzo 2013

Conigli e cugini

Fabio aveva un coniglio.
Un coniglietto peloso e paffuto che viveva a casa dei nonni, su in montagna, insieme a polli e galline ruspanti.
Fufi, l'aveva chiamato, ed era tutto un rincorrerlo, dargli da mangiare, coccole e moine.
Fabio aveva un coniglio che un brutto giorno, ahimè, è stato sacrificato in nome di una festività mangereccia, ma in fondo quel suo destino era scritto da tempo.
Come dirglielo?
"Vedi, Fabio, aveva spiegato Sorilla, ossia sua madre, è successa una cosa un pochino triste: Fufi è scappato. E' un po' triste perchè non lo vedremo più, ma è anche bello per lui perchè così può andare in giro a vedere tanti altri posti"
L'ingenuo bimbo ha tutto sommato incassato bene la notizia.

Finchè un giorno, ieri, Mamma ha invitato Fabio e la sua famiglia a pranzo.
"Ci prepara il coniglio oggi la zia?" ha chiesto il bambino.
"No tesoro, oggi fa il pollo. Quello dei nonni della montagna!" ha risposto Sorilla.
"No, ma io volevo il coniglio!"
Poi, dopo averci pensato su un momento, ha continuato mogio: "Ma perchè Fufi è scappato?" e infervorandosi: "Uffa se c'era ancora andavo là con la mia pistola e PAM!, gli sparavo, gli toglievo la pelle e ce lo mangiavamo tutto! A me piacciono tanto i conigli..."

Morale della storia: Mamma non riesce a trovare una morale edificante in questa vicenda, ma sta ancora ridendo per la faccia sbigottita dei genitori dello sterminatore di conigli, e tanto basta per rallegrarle la giornata.

Contemporaneamente, in casa brambilla, un altro cinquenne saltava addosso alla madre sdraiata e sorridendo, ad occhi chiusi, esclamava "E adesso fammi le coccole, coniglietta mia!"
A questo punto non le resta che augurarsi che a Dede i conigli non piacciano allo stesso modo del cugino, perchè l'idea del PAM, della scuoiatura e la successiva infornata non le sorridono poi così tanto...


venerdì 22 marzo 2013

Incredibile Hulk

Macco non era nella cabina dell'ovovia, inutile cercarlo ancora lì.
Impadronito da una forza da Incredibile Hulk, Brontolo ha bloccato le porte in chiusura ed è sceso al volo.
(Chissà se l'Incredibile Hulk si è mai perso qualcuno dei bambini che ha salvato, mentre lo teneva per mano?)
Pare che l'addetto agli impianti abbia imprecato contro il confusionario signore che correva avanti e indietro per le cabine cercando qualcuno e gridando di bloccare la discesa.
L'impianto pare sia stato bloccato, mentre Mamma respirava a pieni polmoni l'aria pungente della libertà.
Macco non era in alcuna delle cabine, e pare che Brontolo abbia avuto un grosso momento di panico, ma non è ancora chiaro se all'idea di aver perso il figlio o al pensiero di quello che gli avrebbe fatto la moglie.
L'ovovia è ripartita con Dede a bordo, al sicuro con Mery, mentre Mamma era probabilmente alle prese con il suo fantastico muro cantando allegra qualche canzone appena inventata.
"Se sta cercando un bambino piccolo, è proprio qua fuori", pare abbia detto finalmente una santa voce.
"Du è mamma?" ha chiesto il fuggitivo al suo bislacco custode mentre lo stringeva fra le braccia, "Vojo andale anch'io con mamma".
Naturalissimo, come se nulla fosse successo.

Ecco perchè nessuno sorrideva quando l'hanno incontrata a fondo valle.
Ecco perchè Mery lamentava un mal di testa feroce e ha pure versato qualche lacrima.
Ecco perchè nessuno le ha chiesto come fosse andata la sua sciata.

Dopo la notizia, Mamma era comunque troppo contenta per avere reazione violente, e il pomeriggio è trascorso sereno.
Ma poi, a freddo...
E se Mery non si fosse accorta in tempo?
E se le porte non si fossero aperte?
E se Macco non si fosse fermato proprio all'uscita?
E se fosse scivolato giù da qualche parte?
...

Mamma ha passato la serata senza riuscire a separarsi dal piccolo koala attaccato al collo, e con una serie di catastrofiche domande appese al cuore.
L'Incredibile Hulk non ha subito violenze fisiche, ma Mamma spera che qualche lezione l'abbia imparata ugualmente.
Lei, dal canto suo, qualcosa l'ha sicuramente imparata: senza ombra di dubbio non sopravvaluterà più la semplicità dei compiti che gli assegna ("Ma si, dai, scendo con gli sci tanto tu devi solo portarli in ovovia, ce la puoi fare tranquillamente se Macco te lo porto io fino a lì davanti").

Infine, Mamma ha finalmente capito perchè questi benedetti supereroi non hanno figli.

giovedì 21 marzo 2013

La pista nera

Facciamo un passo indietro.
Un tempo da favola: sole, aria pulita, cielo bluissimo che se fosse una cartolina penseresti ad un fotoritocco, e un freddo da abominevole uomo delle nevi.
Le montagne bianche si stagliano maestose dietro al solito rifugio sulla solita montagna della scorsa settimana.
I brambilla sono tornati sui monti per il fine settimana, grazie a degli amici che hanno smosso l'atavica pigrizia brontolesca.
Dede ha sciato ancora, ed è stato tanto bravo con la maestra che Mamma ha azzardato baldanzosa "Basta maestra: domani sciamo insieme! E anzi, prenderemo lo ski-lift!"

Ai suoi tempi, i primi ski-lift si prendevano col maestro, appoggiati alle sue gambe per prendere confidenza con quel terribile strumento di tortura psico-fisica.
Ai tempi di Dede invece, tutto ciò è diventato assolutamente vietato, e il pupo deve cavarsela da solo.
"Mamma credo proprio che sia impossibile che io possa farcela", ha sentenziato l'accademico della crusca con tutti i congiuntivi al posto giusto.
"Tesoro credo proprio che tu stia dicendo una cosa assolutamente priva di senso", ha risposto lei spiegandogli che lo scopo era proprio quello di imparare, e non di farcela al primo tentativo.

Con la placida indifferenza che lo caratterizza, Dede è stato spedito sul suo primo ski-lift, con Mamma-chioccia al seguito che filmava ogni momento.
Quando a metà strada è caduto, lui non ha battuto ciglio, e quando Mamma l'ha raccolto al volo, raddrizzato, e trascinato a braccia fino in cima, con quel piattello giallo stretto fra le gambe e l'addetto agli ski-lift che la guardava torvo, lei ha capito che se non l'era venuta l'ernia in quel momento, probabilmente non l'avrebbe avuta mai più.
E così, incoraggiata da tanta performance fisica, ha avuto la sua splendida idea: scendete voi in ovovia coi pupi, io vi raggiungo sciando.
Ha preso Macco in braccio e l'ha portato fino all'ovovia, lasciandolo lì a Brontolo che si avviava con i due bimbi saltellanti per mano, a prendere "le uova".

Ricordava perfettamente la pista da fare, ma forse non ricordava che l'ultima volta che aveva sciato, circa dieci anni prima, Mamma era una spericolata, e dunque scendeva soltanto dall'amata pista nera, lunga lunga fino a valle.
Baldanzosa dunque si è avviata, quando d'un tratto ha visto il muro.
"Urca, torno indietro", ha detto prudente, ma l'idea della scaletta è stata più terrificante della pista.
E così mentre scendeva -rigida come un ciocco- si faceva coraggio cantando a voce alta, tanto non c'era nessuno. Non c'era ombra di anima viva: il sogno di ogni sciatore!
Ma l'incubo di una sciatrice arrugginita come lei.

Quando finalmente si è goduta la discesa, è stata felice: era di nuovo se stessa, libera, col vento gelido fra i capelli e il silenzio interrotto solo dal suo respiro accelerato.
Ha pensato a quando era ragazzina, a quando sciava con suo padre e sua sorella, e le sembrava che il tempo non fosse affatto passato. Si è ripromessa di chiamare gli zii per aggiornarli sulla novità, senza immaginare che non sarebbe mai riuscita a farlo.

E poi è arrivata a valle, sorridente e appagata.

Contemporaneamente, in cima all'ovovia, Brontolo saliva in cabina e mentre le porte si stavano chiudendo, l'amica Mery chiedeva allarmata "Ma Macco? dov'è Macco?"
"E' qui!" rispondeva Brontolo indicando il nulla.
L'ovovia scendeva, e Macco era sparito.

mercoledì 20 marzo 2013

Il culto dei morti

"Prego, mi dica"
"Ecco, si, sono sempre qui, prendo sempre la stessa cosa io, ormai lo sapete!"
"Ehm, mi dica, prego, cosa le dò?"
"Ah, ecco, si, mi dà quelle pizzette e quella brioche con la crema cotta e poi il pane..."
In fondo sono soltanto cinque o sei mesi che Mamma va dallo stesso fornaio, non svariati anni, e va solo qualche volta alla settimana, non tutti i giorni, e anche se prende sempre le stesse pizzette e la stessa brioche e qualche volta anche il pane si capisce che non si ricordino di lei, ci mancherebbe, con tutto quello che hanno da fare... Mamma ormai è abituata a questo.

"Buongiorno. Mi da due chili del pane che cuocete a legna per favore, che è fantastico, e anche la focaccia coi pomodorini che mamma mi ha detto che è buonissima. E mi fa assaggiare pure le zeppole che non ci resisto e già che ci siamo anche un piccolo pezzo di quel "leggerissimo" ruccl (un rotolo di cipolle olio e uvetta che si fa per San Giuseppe) che una volta ogni dieci anni ci può pure stare..."
"Certo, ecco, ma non ti ho mai vista, non sei di qui vero? te lo devo incartare per il viaggio?"

Mamma è stata in un altro mondo, o forse in un'altra epoca, quando ancora le persone si guardavano in faccia e si riconoscevano, quando ancora si diceva buongiorno per augurare veramente una buona giornata, e dove stranamente le persone riescono ad avere rapporti umani persino con gli sconosciuti.
Mamma è volata nel tacco d'Italia, dove c'è la primavera inoltrata e la gente ti dice che fa freddo, dove per le strade si attraversa senza guardare ed è la cosa più normale del mondo, dove si può fare retromarcia in una rotonda o si può entrare in tangenziale in contromano, e poterlo ancora raccontare.
Con svariati capelli bianchi in più, ma miracolosamente illesi.

Mamma è stata avvolta dal calore del meridione, e ha partecipato al rito del funerale, un vero e proprio culto dei morti, quello che serve sul serio a farti sentire meno sola, meno disperata, e a strapparti anche delle risate che curano l'anima, coccolata dal bozzolo dei visitatori.
Un viavai continuo di persone che vanno, che restano, che tornano, ognuna col suo ricordo da raccontarti, ognuna con una lacrima o un sorriso, con un abbraccio o una battuta, la porta sempre aperta chè non si chiude mai altrimenti l'anima del morto non può uscire a suo piacimento.
Un salotto di chiacchiere in ogni stanza, i mobili spostati, il tavolo parcheggiato dal vicino di casa, le sedie a circolo nella sala svuotata, in cucina, in studio, e in camera da letto lo zio, con i lumini accesi, le foto sparite, nessun soprammobile, nessun piatto in cucina, chè non si può usare la cucina, e non si può pulire la casa finchè c'è lui altrimenti porta nuove morti.

Mamma ha pianto a dirotto e poi ha riso divertita, ha rivisto persone dopo anni di lontananza ed era come essersi salutati poco prima, ha parlato con sconosciuti che sapevano tutto di lei e ha visto foto di nipoti, abbracciato gente mai vista, baciato parenti lontanissimi come se fossero di casa, ed è rimasta sospesa in questo limbo di anime calde che l'hanno curata e rimessa in piedi nel giro di due giorni.
I giorni più dolorosi, quelli in cui tutto cambia e il distacco è più netto.
Centinaia di persone, senza esagerare, centinaia di persone sono entrate leggere, portando una carezza nel suo cuore strapazzato e lo hanno aiutato a rilassarsi e tornare calmo.

E' stato bello.
E' stato doloroso, triste, malinconico, ma profondamente catartico.
Grazie a tutti voi, vi ringrazio, amici ignoti, anche se non lo saprete mai...

lunedì 18 marzo 2013

A zio Michele

Il problema è che dopo un po' ti ci abitui a che siano sempre lí, i tuoi vecchi, e pensi che lì rimarranno per sempre. Perché hanno resistito a tanto, hanno visto persino la guerra, ed è il tuo punto fermo sapere che ci sono.

Il problema è che anche se lo sai, anche se pensi di essere preparata, in realtà pronti non si è mai, anche se hanno più di novant'anni e si stanno spegnendo a poco a poco.

L'ultima volta l'ho visto via Skype. Si era vestito elegante e aspettava l'orario del nostro incontro virtuale da ore. Si era vestito elegante per vedere me e i bambini attraverso un monitor miracoloso.
Si era vestito elegante!
Mentre aspetto che parta il mio volo mi accorgo che non mi sono vestita elegante per lui. Ho preso le prime cose che ho trovato, ho salutato i bambini, non mi sono nemmeno guardata allo specchio.
Ma che importa.

Ti voglio vedere, zio, voglio accompagnarti nel tuo ultimo giorno come tu hai accompagnato me nel mio primo, in una folle corsa di una notte di Marzo, tanti anni fa.
Ti voglio salutare, zio, guardandoti in faccia e pensando che tu possa dirmi "Ciau Richi!" ancora una volta.
Ti voglio accarezzare, zio, quelle mani che hanno tenuta stretta la mia mano di bimba per tutte le strade che abbiamo percorso insieme.
E ti voglio ringraziare, zio, per tutto quello che ho ricevuto da te, per gli innumerevoli pomeriggi passati a giocare a carte con i bottoni, per le passeggiate in montagna con la piccozza, per le partite a scopa undici, per le sagre paesane a cui ci portavi, semplicemente seguendo la musica nell'aria, per avermi aspettato giornate intere a bordo pista sui campi da sci, e per avermi adorata come un vero nonno, più di un nonno, col tuo modo un po' burbero.

Ciao zio, stammi bene.

venerdì 15 marzo 2013

Il fratellino

"Mamma hai visto che Alessandro ha una sorellina piccola? E anche Saffuan ha una sorellina appena nata. E Chicca ha un fratellino piccolino tanto cariiiiino. Anche Emilio ha un fratellino piccolo"
"Anche tu hai un fratello amore!"
"Si, è vero, ma Macco è grande. Ma mamma. E' vero che i bambini piccoli se hanno fame... piangono. Se hanno sete... piangono. Se hanno sonno... piangono. Se devono fare la cacca... piangono. E' vero mamma?"
"Verissimo tesoro!" esclama lei ricordando cose che aveva ormai rimosso.

"Ma mamma. E perchè noi non abbiamo un fratellino piccolino? Eh mamma?"
A questa domanda Mamma fa una risatina, poi torna subito seria:
"Amore... vediamo un po' se indovini?"

giovedì 14 marzo 2013

Francesco

Ora 19.20, Mamma è incollata allo schermo.
Non capita tutti i giorni di assistere ad un conclave e, come otto anni fai, lei lo ha vissuto con grande curiosità e fermento. Nemmeno fosse lei uno dei papabili...
Come Mamma, probabilmente mezza umanità stava facendo la stessa cosa.
O quasi.

Mentre lui era nella cappellina che pregava, loro mangiavano la zuppa di carote di Topo Tip e litigavano per i bavaglini. (Non so il resto dell'umanità)
Quel pover'uomo forse ancora faticava a rendersi conto di quello che gli stava capitando, e loro concludevano la cena con un dolce un po' bruciacchiato fra urla e improperi di Brontolo, impazzito per le briciole, in giro per la cucina con la sua ramazza in mano.
Infine lui si incamminava verso la famosa finestra e la luce si accendeva, mentre da San Pietro si levava un boato e lei si sedeva impaziente sul divano, con Dede che le saltava sulle gambe chiedendole il significato dei nomi di tutti i dinosauri.

Poi Dede è sparito, Brontolo si è placato e seduto vicino a lei, Macco è rimasto silenzioso in cucina a giocare col provvidenziale cellulare.
Finalmente la quiete!
Si vede un'ombra avvicinarsi al vetro, stanno aprendo la finestra.
"Mamma! Mamma" le pare di sentire. Ma è troppo concentrata per sintonizzarsi sulla sua vita familiare.
La chiamata continua insistente e la finestra è ancora chiusa. Solo in quel momento realizza che ciò che il bambino ripeteva, più che "Mamma! Mamma!" suonava come "Cacca! Cacca!"
E mentre l'arcidiacono usciva traballante per l'annuncio tanto atteso, qualcuno sulla tazza del water chiamava a gran voce il suo servo della gleba.
"Tesoro, stai lì che te lo scordi che venga proprio ora!" risponde la premurosissima madre con un tono che non lascia speranze.

L'annuncio è stato fatto, e ora non resta che vederlo e sentirlo parlare.
Si sente un po' parte della storia, a vivere questi momenti in diretta, e pensa che quando fra cinquecento anni elencheranno i nomi dei papi, almeno per due di loro "lei c'era".
Lui esce sul balcone e sorride lieve. Si nota appena un respiro affannoso che ci mancherebbe, vorrei vedere chiunque di noi nei suoi panni, anzi lei si sarebbe già messa a piangere ad essere nominata papessa e trovarsi davanti a tutta quella folla, a tutte quelle aspettative per il resto della sua vita.
E' quasi emozionata per lui e forse anche un pochino invidiosa. (Papessa... dai, forte no?)

"Mamma? Ma chi è quello con la maglietta bianca? Eh mamma?"
Dede è tornato pulito, e dalla cucina un urlo disperato fa capire che il cellulare si è scaricato.
"Adesso mi puoi leccare l'orecchio come prima mamma, che mi facevi tanto solletico?"
Lui inizia a parlare, Mamma ha i brividi, la quiete è finita.

(E per diventare papessa, dovrà aspettare ancora un bel po'!)

mercoledì 13 marzo 2013

I brambillen

Fra un mese lui se ne va.
Fra un mese tutto cambia, ma forse non succederà proprio a loro, non riguarderà veramente lei, sembra più un pensiero raccontato che la vera-verità...
Sono secoli che ne parlano, e fra un mese tutto cambierà.
Il momento è giunto, o forse no, manca ancora un'eternità.

Brontolo se ne andrà.
Valigia, baracca e burattini, sughi sotto vuoto e scatolette di legumi al seguito, chè non si trovano mai.
si mangia strano: niente pesce, niente fagioli, nè ceci, niente minestroni.
Ma si lavora, si lavora bene, si lavora sodo, ti danno soddisfazioni importanti.
E chissà, forse anche lei potrebbe trovare le sue soddisfazioni, là.

Lui se ne andrà da solo, in attesa di trovare una casa che li ospiti tutti, questi brambilla, anche se l'impresa si sta rivelando più complicata del previsto.
Mamma e i pupi resteranno con i loro dinosauri, le loro favole e la fatina della notte, mentre lui li saluterà da lontano.
E intanto cercheranno un nuovo nome, che brambilla non sarà più adatto, .

martedì 12 marzo 2013

La pazzia del lunedì

Ieri è stata dura.
Innanzitutto c'era il magnifico latte della montagna da finire, cremoso e quasi denso.
Poi sono stati invitati al compleanno di Gegècaca, e lì ha trovato una focaccia gonfia e morbida alta almeno tre dita, e una torta al cioccolato con panna e fragole.
A cena, infine, c'erano gli gnocchi fatti in casa, e non perchè Mamma si sia mai dilettata in quest'arte, ma perché la SS gliene aveva preparate due teglie piene.

Appena ha messo giù i piedi dal letto, di buon mattino, ha iniziato a cercare scuse e giustificazioni e ha continuato a raccontarsele per buona parte della giornata, quando infine si è rassegnata al volere supremo del suo Super-Io e ha deciso di essere coerente con se stessa: il lunedi si digiuna. Punto e basta.
Niente latte, quindi, e niente gnocchi, né torta cioccolato e fragole, né focaccia, nè dolce di mandorle caramellato di Oreste, il pasticcere della montagna.

Mamma ha messo a durissima prova la sua forza di volontà, e per tutto il giorno si è chiesta, come forse tutto il resto del mondo, "ma chi te lo fa fare?".
Ora però che ha resistito le spetta di diritto una medaglia.
Ma siccome probabilmente nessuna giuria si organizzerà mai per conferirle tale meritatissima onorificenza, ha deciso di consolarsi come può.
Farà dunque un salto veloce dal fornaio e si ricompenserà con qualche focaccina tutta per sé, comprerà la sua brioche preferita alla crema cotta e concluderà con svariati pezzi di torta di Oreste. (In fondo deve mettersi al pari con Brontolo, che gliela mangiava davanti mugugnando di piacere)

Deve solo decidere se questo sarà il sostituto del pranzo, o se potrà essere considerato giusto uno spuntino... prima di finire gli gnocchi avanzati!


P.S.
Aggiornamento del 3.4.2013
"Credo che dedicare un giorno ogni settimana alla totale astensione dal cibo non solo non faccia male, ma aiuti a formare il carattere, a manifestare una scelta etica e a proteggere la propria salute. Un’alimentazione corretta, secondo i dettami della scienza, e almeno un giorno di digiuno ogni settimana possono rappresentare un nuovo e stimolante stile di vita." (Umberto Veronesi)

lunedì 11 marzo 2013

Super-efficienza 2

"Vado a lavarmi" comunica Mamma con l'accappatoio sotto braccio, pregustando già l'ultimo bagno caldo della vacanza in montagna, che l'aspetta pieno di schiuma e vapore.
Quando entra in bagno, però, la vasca è desolatamente vuota e la finestra aperta.

Caro Brontolo, questa tua super-efficienza sta cominciando a diventare un po' irritante...

venerdì 8 marzo 2013

Amarcord

Aveva sei anni quando mise gli sci per la prima volta.
Ricorda tutto di quei giorni: i suoi pianti, la scaletta infinita con gli sci, la stanchezza, perchè a quei tempi si iniziava con la gavetta, e infine le prime discese di qualche metro. Degli ultimi due giorni del corso di sci ricorda la gioia dell'aver imparato a scivolare, e la paura di non sapere ancora frenare.
Si buttava semplicemente per terra, ed era la cosa più immediata e di sicura riuscita.
Ricorda il padre che la accompagnava, la trafila di infilare quei terribili scarponi, lui che glieli portava fino alle piste, glieli toglieva poi in macchina, le cambiava le calze e li riponeva nel baule dopo averli sbattuti dalla neve.
Lui che poi cambiava i suoi e andava a comperare i bomboloni per la merenda.
Gli zii adorati che l'hanno cresciuta la guardavano da bordo pista, l'attrezzatura da sci prestata da Roberto, rigorosamente blu e rossa, ma a quei tempi forse Hello Kitty non esisteva ancora e lei non ci faceva proprio caso.

E ora che la ruota gira è lei che guarda da bordo pista una lezione di sci, e si commuove per il saluto dalla seggiovia di un neo cinquenne. E' lei a sbattere gli scarponi, a verificare se le calze sono bagnate, a riempire la vasca da bagno al rientro a casa.
E le sembra di rivivere la sua infanzia, sommersa dai ricordi, e ora che conosce entrambi i punti di vista ha finalmente il quadro completo: tutto si ripete.
A parte i bomboloni, che non ce la può proprio fare, ma c'è sempre la sacher.

Ora che Mamma è il pubblico e non più protagonista, non è sempre attenta allo scenario, ma in un istante anche quello torna. L'odore della salamella alla brace, il fritto dolciastro delle patatine e lo scricchiolio della neve quando cammini. Il tonfo degli scarponi vicino al rifugio e il ronzio uniforme degli impianti di risalita. Il brivido dell'aria gelata e pura che ti dilata i polmoni.
Quel chiarore diffuso che abbaglia, la neve piccina e dura che rimbalza sulla giacca, l'odore della giacca a vento chiusa sul naso, con l'umidità del tuo respiro accaldato. E lo stordimento che ti dà il sole quando gli sorridi ad occhi chiusi, sulla sedia a sdraio dopo il panino allo speck.
Tutto uguale a se stesso, come se il tempo non fosse mai passato.

E mentre pensi a queste cose un abbraccio improvviso, "Mammina sei la mia angela", la felicità.

giovedì 7 marzo 2013

Primi e ultimi

Il primo augurio l'ha ricevuto alle tre e mezza dal marito, svegliato da Mamma per correre in soccorso a Macco che era caduto dal letto.
La prima canzoncina alle sei e quaranta, con un più che immaginabile livello di gradimento da parte della festeggiata, mentre la prima canzone in inglese soltanto alle otto, dal suo piccolo poliglotta in erba.
La prima battuta sulla sua età, in realtà non era una battuta: "Macco, lo sai quanti anni compie la mamma?" "Si! Ciqquanta!"
Il primo regalo gliel'ha fatto l'addetto alla biglietteria della funivia, che le ha regalato cinque tavolette di cioccolato.
Si, perchè nel frattempo i brambilla si sono trasferiti per qualche giorno in montagna, per giocare con l'ultima neve prima del disgelo.
La prima soddisfazione gigante gliel'ha infine regalata Dede, che ha sciato per la sua prima volta ed è stato pure bravissimo, contro ogni più rosea aspettativa!

L'ultimo augurio l'ha ricevuto poco prima di mezzanotte dal marito, dopo la buonanotte.
L'ultima canzoncina è stata dopo cena, al taglio della torta (una Sacher: in montagna è il massimo della vita!), e l'ultima battuta sulla sua età non è stata una battuta, ma il consiglio di un'amica di organizzare una grandissima festa per il prossimo anno.
L'ultimo regalo (ossia l'unico dopo la cioccolata... Brontolo non ti senti un po' un vermaccio?) è stato il braccialetto dell'amica.
L'ultima gigante soddisfazione della giornata è stata invece infilarsi a letto e non sentire per la prima volta dopo giorni il terribile dolore al braccio che l'ha tormentata fino alle lacrime.

Ma i momenti più belli della giornata sono stati la nanna di Macco in braccio a Mamma, il saluto radioso di Dede dalla seggiovia e i Tanti Auguri A Te gridacchiati a tutte le ore.
E gli auguri di nonna Tonia.
La persona più felice che Mamma sia nata.

mercoledì 6 marzo 2013

È nata Fedora

Il neo- papá si presenta allo sportello dell'ufficio anagrafe, in compagnia della zia capisciona.
"Come si chiamano i genitori?" chiede l'addetto.
Oggi avrebbe chiesto anche se sono sposati, ma in quel periodo era cosa scontata.
"Come si chiama la bambina?" continua.
"Fedora,", risponde emozionato il papà.
Ed interviene la zia.
"Ma come Fedora? Era stato deciso tutt'altro, da dove esce questo nome?"
Il papà la guarda stralunato, si è fatto una corsa di centinaia di km in autostrada, prendendo pure una multa per eccesso di velocità, è appena diventato padre e non capisce il problema.
"Allora, come si chiama sta bambina? Scrivo Fedora?"
La zia interviene pratica e pone fine agli indugi:"Rachele. La bambina si chiama Rachele. Scriva pure"
"Ah già! Villa Fedora è la clinica dove è nata!" conclude il papà, col sorriso di chi si è appena risvegliato da un trance.

È passata quella trent...erottina di anni, villa Fedora ha chiuso e al suo posto è stato aperto un ospizio. Nelle autostrade i vigili non viaggiano ormai più, ma la zia, diventata ultranovantenne, non manca di ricordare questo aneddoto ogni anno, ogni 6 di marzo, ridacchiando compiaciuta per il servizio reso alla nipote.
Il neo papà è ormai un nonno quadruplo, e la bambina è cresciuta più bella che mai, compleanno dopo compleanno.
Poi è diventata grande, e la bellezza è rimasta un antico ricordo, così come gli aneddoti perpetrati sulla sua nascita.

Ma pure bruttina, vecchiotta e con svariati capelli bianchi si emoziona ancora il giorno del suo compleanno, pensando che anche lei, un tempo, è stata un neonato, e anche i suoi, un tempo, sono stati come è lei ora.

E così tanti auguri, Fedora-mancata!

lunedì 4 marzo 2013

E come si dice "basta ti prego"?

Tutto iniziò con i nomi dei dinosauri.
"Mamma perchè qui c'è scritto Euoplocephalus e non Euoplocefalo?"
Il bambino fece dunque il suo primo incontro con la lingua latina.

Poi ci fu la maestra dell'asilo.
"Mamma ma lo sai che heppi birsdei vuol dire buon compleanno?"
E il bambino fece la sua prima conoscenza con la lingua inglese.

Sfugge alla comprensione di Mamma come si arrivò, un bel giorno, alla domanda:
"Mamma lo sai tu che cosa vuol dire buena sdia? Io si!"
E da allora, l'anarchia totale.
Un susseguirsi di multipli linguaggi e di domande, una serie di domande sempre più esigenti sull'etimologia dei nomi, una lista di nomi sempre più imbizzarrita e agguerrita, e Mamma quasi quasi preferiva le domande scientifiche, che si sentiva più ferrata sul tema.

"Ma mamma, ma perchè il gelato si chiama gelato?"
"Perché è una cosa fredda, gelata, e quindi è stato chiamato gelato."
"E perchè?"
"Amore non lo so il perché... tanto tempo fa, quando si è formato il linguaggio, qualcuno deve aver iniziato a chiamarlo così e da allora hanno continuato."
"E perchè?"
"Tesoro non c'è un perché sull'origine dei nomi... Prima gli uomini non parlavano fra di loro, poi piano piano hanno cominciato a comunicare e hanno deciso di chiamare alcune cose con nomi inventati, che ancora oggi usiamo, ma non c'è un motivo particolare"
"Ma mamma, ma perchè la macchina si chiama macchina?"
"Uffa Dede, non lo so!"
"Ma mamma, ma perchè in inglese l'orso di chiama bear e comincia con la B?"
"Aaaaargh! Perchè si!
"Ma mamma! Perchè si non è una risposta..."

Ieri, infine la disfatta.
"Mamma! Come si dice pecora in inglese?"
"Scip tesoro"
"E in latino?"
"Uhm, forse pecora, o forse ovis... ma non sono sicura"
"E in francese?"
"Ecco non lo so in francese amore, mi dispiace"
"Ma mamma, e come si dice leone in latino?"
"Leo"
"E in francese?"
"Uhm, credo león"
"E in inglese?"
"Laion" (e già si sente forte, imbattibile, tre su tre, super-poliglotta, fighissima. Ma quante ne sai? Avanti così Mamma, sei grande, batti un cinque, pacca sulla spalla, fuochi d'artif...)

"E in giapponese? Eh mamma? come si dice leone in giapponese?"

Dede? Ma vaff....

venerdì 1 marzo 2013

Fratelli

Se fosse un animale sarebbe un dinosauro, e se fosse un pesce sarebbe come Nemo.
Se fosse un dinosauro sarebbe un erbivoro.
Quando è contrariato piange e corre a farsi consolare dalla mamma.
Gli piace il bradipo gigante.

Se fosse un animale sarebbe la tigre, se fosse un pesce sarebbe uno squalo.
Se fosse un dinosauro sarebbe un Tirannosauro.
Quando è contrariato ringhia e ruggisce, imita il grido del T-Rex a pugni stretti, e tira pure qualche calcio.
"Ho i denti folti io. Denti da calnivolo mamma", dice annuendo serio serio.

Non potrebbero essere più diversi, e Mamma non potrebbe amarli di più.
Spera solo che il piccolo Nemo impari a ringhiare anche lui ogni tanto, perchè nel mondo d'oggi, per i bradipi giganti, non c'è più posto da svariati milioni di anni...