Sabato mattina Mamma si è svegliata parecchio imbambolata, dopo una notte insonne a causa delle sue paturnie, del caldo e dei figli.
Erano già le 8 suonate quando è andata in cucina con Macco, ancora rimbambita e con gli occhi semi-chiusi.
Era così rimbambita che vedeva il pavimento oscillare, e la calda penombra incrementava questo effetto ottico.
Mamma e figlio hanno dunque tirato su tutte le tapparelle e spalancato le finestre; poi Mamma ha iniziato a grattarsi una gamba con quella strana sensazione di avere un ragnetto che le camminava sopra.
Una nuova malattia, dopo il "graffio del gatto"? Che so io, il "bacio del ragno"?
Con il senno di poi quasi quasi sarebbe stato meglio... visto che l'effetto ottico non era affatto un effetto (notate lo squisito gioco di parole), e il prurito alle gambe non era proprio una sensazione.
Nottetempo, la colonia di formiche che abita liberamente nell'appartamento dei vicini di casa (che sono in vacanza e non ne hanno idea), ha trovato la strada di casa brambilla, ed entrando in cucina ha trovato il paradiso.
Mamma aveva avuto amici a cena la sera prima, e non aveva perso troppo tempo a spazzare per terra o pulire i mobili dopo aver affettato bruschette e tagliato anguria... e l'errore è stato fatale.
Centinaia di formichine giravano impazzite di estasi per tutta la cucina, ovunque, dalle gambe delle sedie agli asciugamani appesi, dalle piastrelle del muro all'anta del frigorifero, e il pavimento, inutile dirlo, era un campo minato.
Macco, sensibile creatura, quando ha notato lo sguardo assassino della madre immediatamente uscita dal suo letargo, le ha accarezzate con lo sguardo e ha esclamato "Nooo... peccato mamma, peccato" (Atili docet. Lui crede nella reincarnazione, e non schiaccerebbe mai a tradimento un suo probabile parente)
Mamma si è armata di spruzzetto per le piante, lo ha riempito di acqua e candeggina e ha sparato a tutto spiano inondando il pavimento e i muri, e seguendo la fila fino al pianerottolo, in canottiera e mutandine, ha continuato a sparare pure contro la porta dei vicini.
Poi ha steso una striscia di sale sotto la porta e ha sperato che i famosi rimedi della nonna funzionassero veramente.
Nel dubbio, si è inginocchiata a terra e ha schiacciato uno ad uno (anzi, appallottolato perché fa meno impressione), i poveri antenati del nostro amato Atili, in preda ad un furore omicida.
Mentre era seduta al suo pc, Mamma continuava a grattarsi le gambe e a buttare sguardi torvi sul pavimento, che per fortuna è chiaro ed esalta la visione, e ad alzarsi ossessivamente per schiacciare le superstiti.
La missione è stata comunque compiuta: colonia reimpatriata.
martedì 31 luglio 2012
lunedì 30 luglio 2012
L'anima gemella
Caro Dede,
l'altro giorno mi hai chiesto perché abbiamo comprato
un papà così "urlone", e ieri hai ribadito il concetto, chiedendomi serio serio
se possiamo riportarlo indietro al negozio.
Ci ho pensato, sai?
E oggi ti voglio spiegare perché per il momento ce
lo teniamo ancora con noi, l'urlone. Sono cose che tu non sai ancora, e ne approfitto per rispondere anche all'amica Puffola, che ha
lanciato una "sfida" da cento milioni sulle anime gemelle...
Ce lo teniamo, questo papà, perché un bel giorno
Mamma, camminando per i corridoi infiniti della grandissima azienda dove
lavorava, aveva incrociato un bel giovane alto ed elegante, sorridente e
bellissimo.
Quando l'ha visto, al primo sguardo, Mamma ha esclamato
alla sua collega "Guarda... quello è l'uomo della mia vita!", e poi
non lo ha incontrato più per settimane. Tanto che è arrivata a pensare di averlo soltanto sognato.
Quando lui è tornato Mamma ha iniziato a sognarlo veramente, e nei sogni lui era
dolce e garbato, e nei sogni stavano insieme, e in quei sogni lei era felice e appagata.
Era tanto bello, si, e con un portamento e un modo
di camminare che le piacevano tantissimo.
E così Mamma ha deciso di conoscerlo quest'uomo dei sogni, e lui parlava
e parlava, e parlando si svelava qual era, senza maschere o finzioni.
O forse era Mamma che riusciva a vedere
perfettamente dietro le maschere e le finzioni? sentiva di averlo già nel
cuore, quel chiacchierone simpatico.
Mamma ha ben presto capito che Lui non era l'uomo di
quei sogni, l'uomo perfetto che aspettava da una vita.
Era semplicemente Lui, ed era la persona più
trasparente e diretta che avesse mai incontrato, la più intelligente e degna di
stima, il più spontaneo e semplice da comprendere per lei.
Era Lui in carne ed ossa, con tutti i suoi difetti,
con i suoi occhi celesti, le sue passioni e la sua moto, la palestra e il
profumo inebriante, l'amore per il buon cibo e la risata luminosa.
Lui così com'è, senza idealizzazioni, senza
piedistalli, non gravato di alcuna aspettativa.
E' per questo che gli diamo ancora un po' di tempo,
dolce Dede, perché voi crescerete e lui non avrà più bisogno di urlare, e allora non
ci sarà più motivo di restituirlo al negozio perché, come dissi il primo giorno, questo ragazzo alto e biondo "è l'uomo della mia vita".
domenica 29 luglio 2012
La gioia della settimana
Dopo qualche settimana di "buio" fotografico, ecco una nuova foto della mia serie preferita.
I brambilla se ne sono andati a mangiare una pizza in spiaggia, alle otto di sera, quando tutti tornavano a casa e lasciavano il silenzio e la pace al Lido.
Per la prima volta nella nostra vita.
Mentre i bambini addentavano famelici TUTTI i pezzi di pizza (ed erano dieci...), per poi lasciarli mordicchiati nel cartone, sono riuscita anche a stare sdraiata la bellezza di 2 minuti e 40 secondi!
Questi sono traguardi, eh?
I brambilla se ne sono andati a mangiare una pizza in spiaggia, alle otto di sera, quando tutti tornavano a casa e lasciavano il silenzio e la pace al Lido.
Per la prima volta nella nostra vita.
Mentre i bambini addentavano famelici TUTTI i pezzi di pizza (ed erano dieci...), per poi lasciarli mordicchiati nel cartone, sono riuscita anche a stare sdraiata la bellezza di 2 minuti e 40 secondi!
Questi sono traguardi, eh?
La spiaggia al tramonto vista dal lettino |
venerdì 27 luglio 2012
Perle e ancora perle
Dede in questi giorni sta dando il meglio di sè.
E' felice come una pasqua di essere nella sua casa, e va in giro dicendo che Milano è bellissima (non gli ho insegnato proprio niente...)
Sull'onda di questa predisposizione positiva verso il mondo, ha creato le ultime perle che vi riporto.
Dovete sapere che Brontolo ha un modo tutto suo di educare i figli: o fa finta di niente, o lo fa urlando. Ieri ha optato per questo secondo metodo quando Dede si è alzato da tavola prima di aver finito di mangiare.
Il bambino irritato ha guardato Mamma e le ha chiesto: "Ma insomma, Mamma, ma perché abbiamo coprato un papà così urlone? Non dovevamo, mamma, riportiamolo indietro per piacere"
(Lei ne ha subito approfittato, vigliacca, per chiedere "Ma non era quello a cui volevo più bene?")
"Ciao nonni di campagna!" ha esclamato dalla macchina Dede, prima di partire per Milano.
Una volta arrivato in città, ha immediatamente chiesto ragguagli:
"Mamma, ma se i nonni sono dei campagnoli, io sono un cittagnolo, véro?"
In effetti non fa una piega.
Durante un giretto in bici sotto quei 36 gradi di Milano, un merlo ci ha tagliato la strada volando basso. Mamma ha esclamato: "Bimbi, guardate, un uccellino! Anzi, no, era un merlo, anzi, una merla"
"Era una femmina?" ha chiesto lui da dietro.
"Si, credo proprio di si amore"
"E come lo sai mamma? Aveva il fiocco?"
Ancora in bicicletta, Mamma e i bimbi passano quotidianamente davanti ad una "bicicletta fantasma". Non so se ne avete sentito parlare, sono biciclette tutte dipinte di bianco, in genere legate ad un palo. Sono messe come ricordo sul luogo in cui qualche ciclista ha perso la vita in seguito ad un incidente. Fungono eccome allo scopo, visto che ogni volta che ci passa davanti Mamma ripensa a quel giorno, a quel signore tutto coperto da un telo dorato eccetto le scarpe...
Comunque, la prima bicicletta era stata sciacallata pezzo per pezzo, giorno dopo giorno, finchè non ne è rimasto soltanto il telaio.
Ora è stata sostituita da una nuova, e Mamma quando l'ha vista, dopo le vacanze al mare, ha detto ai bimbi: "Guardate, hanno messo una nuova bicicletta fantasma"
Dede è particolarmente attratto da quella bicicletta e dal suo nome intrigante.
"E' vero mamma, guarda è tutta bianca, anche il seggiolino e le ruote, è proprio un fantasma"
"Non è proprio un fantasma amore, serve per ricordare quel ciclista che ha avuto un incidente proprio qui, e che è morto, e adesso..."
"... e adesso è diventato una bicicletta?" ha domandato prontissimo lui da dietro le spalle di Mamma.
Chissà che forma prendono, nella mente dei bambini, certi concetti che per noi sono così scontati e assodati da tempo.
E' bellissimo esserne stupiti ogni volta, è bellissimo vedere che per loro certi ragionamenti, così consequenziali per un adulto, sono in realtà soltanto una delle possibili interpretazioni della realtà. Ripenso a quella frase di quella canzone, così sognante, così dolce, e mi dico che si, anche se non ce ne rendiamo conto, Ruggeri ha forse ragione quando canta "moriremo crescendo..."
E' felice come una pasqua di essere nella sua casa, e va in giro dicendo che Milano è bellissima (non gli ho insegnato proprio niente...)
Sull'onda di questa predisposizione positiva verso il mondo, ha creato le ultime perle che vi riporto.
Dovete sapere che Brontolo ha un modo tutto suo di educare i figli: o fa finta di niente, o lo fa urlando. Ieri ha optato per questo secondo metodo quando Dede si è alzato da tavola prima di aver finito di mangiare.
Il bambino irritato ha guardato Mamma e le ha chiesto: "Ma insomma, Mamma, ma perché abbiamo coprato un papà così urlone? Non dovevamo, mamma, riportiamolo indietro per piacere"
(Lei ne ha subito approfittato, vigliacca, per chiedere "Ma non era quello a cui volevo più bene?")
"Ciao nonni di campagna!" ha esclamato dalla macchina Dede, prima di partire per Milano.
Una volta arrivato in città, ha immediatamente chiesto ragguagli:
"Mamma, ma se i nonni sono dei campagnoli, io sono un cittagnolo, véro?"
In effetti non fa una piega.
Durante un giretto in bici sotto quei 36 gradi di Milano, un merlo ci ha tagliato la strada volando basso. Mamma ha esclamato: "Bimbi, guardate, un uccellino! Anzi, no, era un merlo, anzi, una merla"
"Era una femmina?" ha chiesto lui da dietro.
"Si, credo proprio di si amore"
"E come lo sai mamma? Aveva il fiocco?"
Ancora in bicicletta, Mamma e i bimbi passano quotidianamente davanti ad una "bicicletta fantasma". Non so se ne avete sentito parlare, sono biciclette tutte dipinte di bianco, in genere legate ad un palo. Sono messe come ricordo sul luogo in cui qualche ciclista ha perso la vita in seguito ad un incidente. Fungono eccome allo scopo, visto che ogni volta che ci passa davanti Mamma ripensa a quel giorno, a quel signore tutto coperto da un telo dorato eccetto le scarpe...
Comunque, la prima bicicletta era stata sciacallata pezzo per pezzo, giorno dopo giorno, finchè non ne è rimasto soltanto il telaio.
Ora è stata sostituita da una nuova, e Mamma quando l'ha vista, dopo le vacanze al mare, ha detto ai bimbi: "Guardate, hanno messo una nuova bicicletta fantasma"
Dede è particolarmente attratto da quella bicicletta e dal suo nome intrigante.
"E' vero mamma, guarda è tutta bianca, anche il seggiolino e le ruote, è proprio un fantasma"
"Non è proprio un fantasma amore, serve per ricordare quel ciclista che ha avuto un incidente proprio qui, e che è morto, e adesso..."
"... e adesso è diventato una bicicletta?" ha domandato prontissimo lui da dietro le spalle di Mamma.
Chissà che forma prendono, nella mente dei bambini, certi concetti che per noi sono così scontati e assodati da tempo.
E' bellissimo esserne stupiti ogni volta, è bellissimo vedere che per loro certi ragionamenti, così consequenziali per un adulto, sono in realtà soltanto una delle possibili interpretazioni della realtà. Ripenso a quella frase di quella canzone, così sognante, così dolce, e mi dico che si, anche se non ce ne rendiamo conto, Ruggeri ha forse ragione quando canta "moriremo crescendo..."
giovedì 26 luglio 2012
A ciascuno le sue
Mamma ieri ha fatto un veloce esame della famiglia brambilla e ha capito che nessuno dei quattro è esente da piccole perversioni, perfino quelli in età più tenera.
Questo post odierno è dunque dedicato ad una piccola confessione familiare.
Questo post odierno è dunque dedicato ad una piccola confessione familiare.
Cominciamo dal più innocente della famiglia, o supposto tale: Macco.
Macco ha una perversione cronica per la Tatta.
Ne è talmente ossessionato che non appena si sveglia è la prima cosa che chiede, camuffandola con un dolce "Mamma vieni?", e senza neanche dirle buongiorno, appena lei compare sulla porta, le grida entusiasta "Bella Tatta, viva, viva"
Non riesce a stare un minuto intero in compagnia di Mamma senza infilarle una manina nella maglia.
"Ammo?" chiede. "No che non puoi mangiare"
"Bacio?" si ridimensiona. "Lo sai che no amore... Lascia stare la Tatta per favore"
"Tieno! Vojo tiènere!"conclude il subdolo, mostrando una spiccata capacità per le trattative (dovrò ricordarmelo qualora dovessi mai andare in un mercatino dei paesi arabi), e accomodandosi in braccio a Mamma poggia la mano in posizione proibita.
Dede è un vero lord inglese, e si può dire che non abbia particolari perversioni, a parte rovistare con passione nelle sue narici. Ma la sua principale ossessione sono le file.
E' capace di passare ore a mettere in fila qualsiasi oggetto gli si offra, versando lacrime e sangue nel malaugurato caso in cui qualcuno disallineasse la colonna. Mamma deve confessare che per questa sua mania ha avuto più di un pensiero preoccupato, soprattutto dopo aver notato la soddisfazione del padre. Uno in famiglia basta e avanza, pensa sgomenta.
E poi c'è Mamma, che ha un insano feticismo verso le orecchie. Controlla i condotti dei figli più volte al giorno, e per sua fortuna Macco le riserva sempre delle sorprese.
Il regalo più entusiasmante che ha ricevuto negli ultimi tempi è un otoscopio da un'amica dottoressa, e ha passato i giorni successivi a frugare nei condotti uditivi di tutta la famiglia. Questo è puro feticismo, lo ammetto.
Infine arriva Brontolo, l'eroico paladino delle lavastoviglie.
Con pari foga di un reduce del Vietnam, usa raccontare di quando andò in un residence in Germania, dove una lavastoviglie ridotta in pessime condizioni fu da lui riportata a inauditi fasti e splendori.
Comprò a sue spese brillantante, sale, anticalcare, pulì i filtri, fece lavaggi a vuoto e finalmente si sedette soddisfatto a rimirare il suo lavoro certosino (credo che la direttrice del resident si stia ancora chiedendo quale turba psichica lo dominasse...).
Non c'è piatto o posata che possa entrare in quello scrigno magico senza essere stato prima accuratamente lavato e sciacquato, con grande disappunto della ben più pratica Mamma.
Ripensandoci, devo ammettere che in giro ci sono perversioni senz'altro ben più interessanti delle nostre.
Per esempio una passione per il brillantante nulla può di fronte all'indossare biancheria femminile da parte di una ex fiamma di una mia amica, e la ricerca spasmodica di un timpano non può proprio competere con svaghi più costruttivi ed edificanti come tappezzare ogni parete della casa con numeri di Topolino (impilati uno sopra l'altro), dall'anno zero ad oggi.
Nel nostro piccolo, ci limitiamo a queste per ora, ma confido che i due fanciulli, crescendo, ci regalino qualcosa di un po' più elettrizzante di una fila di automobiline, o un po' più originale dell'ossessione perenne per la "Tatta bella".
Avete qualcosa di meglio, voi?
Ripensandoci, devo ammettere che in giro ci sono perversioni senz'altro ben più interessanti delle nostre.
Per esempio una passione per il brillantante nulla può di fronte all'indossare biancheria femminile da parte di una ex fiamma di una mia amica, e la ricerca spasmodica di un timpano non può proprio competere con svaghi più costruttivi ed edificanti come tappezzare ogni parete della casa con numeri di Topolino (impilati uno sopra l'altro), dall'anno zero ad oggi.
Nel nostro piccolo, ci limitiamo a queste per ora, ma confido che i due fanciulli, crescendo, ci regalino qualcosa di un po' più elettrizzante di una fila di automobiline, o un po' più originale dell'ossessione perenne per la "Tatta bella".
Avete qualcosa di meglio, voi?
mercoledì 25 luglio 2012
Non svegliare quella bimba
Dopo aver lasciato i bimbi all'asilo per tre ore ieri mattina, Mamma si è detta che in fondo non ce n'era bisogno, visto che ormai era abituata a questa simbiosi totale con loro e non le pesava nemmeno troppo.
Poi li ha riportati a casa, e ha scoperto che non avevano la minima intenzione di fare il riposino pomeridiano. Cosa che non sarebbe nulla di che, se non fosse che senza il riposino non arrivano a sera come esseri umani.
E infatti.
Mentre loro giocavano, ad un certo punto Mamma ha avuto l'ardire di chiudersi in bagno.
Ho detto proprio così: chiudersi! Cosa mai fatta prima in tutta la loro esistenza, e la reazione non ha tardato ad arrivare.
Dede urlava impazzito dietro la porta, cercava di spegnere la luce per stanare la fuggitiva, senza considerare che essendo ancora giorno la cosa non sortiva l'effetto sperato.
Quando Mamma è uscita, dopo la bellezza di un minuto e mezzo, era stravolto dalle lacrime.
Lei lo ha preso in braccio e l'ha consolato, spiegandogli che non era successo proprio niente di così drammatico e che la cosa non meritava tutto quel chiasso.
Lui ha reagito singhiozzando che papà non faceva mai così, e che papà era molto meglio di mamma.
E che lui voleva solo il papà, perché gli voleva più bene.
AL PAPA'!
Da quel momento in poi Mamma ha dovuto seguire tre bambini per tutto il resto della giornata: i suoi due figli e la bambina che si è prepotentemente impossessata di ogni suo raziocinio.
Dapprima si è rifiutata di pulirgli il culetto dicendogli che l'avrebbe fatto il papà, la sera non gli ha letto la fiaba della buonanotte facendolo fare al padre, e quando lui le ha chiesto le coccole, si è concessa un istante e poi lo ha gentilmente invitato ad andare dal genitore a cui voleva più bene, ossia il padre.
Si è sentita un verme, ma la gelosia si è impossessata di ogni briciola di ragione, di maturità, di senno, e l'ha portata dritta dritta al livello del bimbo di quattro anni che l'ha profondamente ferita.
"Perchè tu segui tutte le regole, invece papà no", si è giustificato poi il mostro, facendo impallidire tutte le puericultrici che dicono di essere coerenti e dare regole ferree.
"E l'hai pure allattato, l'ingrato!" direbbe la bisnonna con piena comprensione per Mamma.
Lui, sangue spremuto dal mio cuore, sospiro di vita per la mia anima, primo e grandissimo amore della mia intera esistenza, dice una frase per dispetto, e mi distrugge.
L'adulta sa che non è vero, sa che il cuore di Dede batte all'unisono con lei e che ha il primo posto assoluto nella sua vita, baciata dalla punta dei piedi fino ai capelli, ma la bambina è ancora qui che piange, delirante di gelosia, offesa a morte per l'affronto subito.
Svegliata da chissà quali antichissimi ricordi.
Ieri notte Mamma si è sdraiata accanto al suo cucciolo ingrato, e l'ha coccolato piena di amore, lasciando uscire tutto il male che inconsapevolmente le ha fatto; ha coccolato e rassicurato anche la bambina ferita, lasciandola tornare piano piano là da dove era venuta, facendola addormentare serena, tornando padrona di sé.
Fino alla prossima volta.
Poi li ha riportati a casa, e ha scoperto che non avevano la minima intenzione di fare il riposino pomeridiano. Cosa che non sarebbe nulla di che, se non fosse che senza il riposino non arrivano a sera come esseri umani.
E infatti.
Mentre loro giocavano, ad un certo punto Mamma ha avuto l'ardire di chiudersi in bagno.
Ho detto proprio così: chiudersi! Cosa mai fatta prima in tutta la loro esistenza, e la reazione non ha tardato ad arrivare.
Dede urlava impazzito dietro la porta, cercava di spegnere la luce per stanare la fuggitiva, senza considerare che essendo ancora giorno la cosa non sortiva l'effetto sperato.
Quando Mamma è uscita, dopo la bellezza di un minuto e mezzo, era stravolto dalle lacrime.
Lei lo ha preso in braccio e l'ha consolato, spiegandogli che non era successo proprio niente di così drammatico e che la cosa non meritava tutto quel chiasso.
Lui ha reagito singhiozzando che papà non faceva mai così, e che papà era molto meglio di mamma.
E che lui voleva solo il papà, perché gli voleva più bene.
AL PAPA'!
Da quel momento in poi Mamma ha dovuto seguire tre bambini per tutto il resto della giornata: i suoi due figli e la bambina che si è prepotentemente impossessata di ogni suo raziocinio.
Dapprima si è rifiutata di pulirgli il culetto dicendogli che l'avrebbe fatto il papà, la sera non gli ha letto la fiaba della buonanotte facendolo fare al padre, e quando lui le ha chiesto le coccole, si è concessa un istante e poi lo ha gentilmente invitato ad andare dal genitore a cui voleva più bene, ossia il padre.
Si è sentita un verme, ma la gelosia si è impossessata di ogni briciola di ragione, di maturità, di senno, e l'ha portata dritta dritta al livello del bimbo di quattro anni che l'ha profondamente ferita.
"Perchè tu segui tutte le regole, invece papà no", si è giustificato poi il mostro, facendo impallidire tutte le puericultrici che dicono di essere coerenti e dare regole ferree.
"E l'hai pure allattato, l'ingrato!" direbbe la bisnonna con piena comprensione per Mamma.
Lui, sangue spremuto dal mio cuore, sospiro di vita per la mia anima, primo e grandissimo amore della mia intera esistenza, dice una frase per dispetto, e mi distrugge.
L'adulta sa che non è vero, sa che il cuore di Dede batte all'unisono con lei e che ha il primo posto assoluto nella sua vita, baciata dalla punta dei piedi fino ai capelli, ma la bambina è ancora qui che piange, delirante di gelosia, offesa a morte per l'affronto subito.
Svegliata da chissà quali antichissimi ricordi.
Ieri notte Mamma si è sdraiata accanto al suo cucciolo ingrato, e l'ha coccolato piena di amore, lasciando uscire tutto il male che inconsapevolmente le ha fatto; ha coccolato e rassicurato anche la bambina ferita, lasciandola tornare piano piano là da dove era venuta, facendola addormentare serena, tornando padrona di sé.
Fino alla prossima volta.
martedì 24 luglio 2012
Frustrazioni?
Si fa presto a dire "frustrazione".
Mamma ne ha provati una decina di tipi diversi nell'arco di una sola giornata.
Frustrazione (mista a istinti omicidi)
Quando saluti una vicina di casa che pensi tua coetanea e lei ti risponde con un educatissimo "Buongiorno signora"
Frustrazione (mista a istinti suicidi)
Quando hai la bella idea di inventare un giochino simpatico per i tuoi bimbi, e poi ti ritrovi a ripeterlo per 8... 22... 63 volte di fila nei successivi trenta suicidiosissimi minuti
Frustrazione (mista a desideri divorzisti e ulcera perforante)
Quando Brontolo ti fa innervosire per il solito motivo che è tutta colpa sua e gli rispondi male, e per tutta risposta lui si arrabbia, si offende e tiene il muso per tutta la sera
Frustrazione (mista a sensi di colpa e desideri autopunitivi)
Quando Macco si addormenta senza pannolino sul lettone, e non fai in tempo a metterglielo che ti rovescia addosso un litro di pipì cristallina, e devi fare già un bucato intero dopo nemmeno 24 ore che sei arrivata, con annesso cambio di lenzuola e copri-materasso e lavaggio del materasso
Frustrazione (mista a panico, terrore e raccapriccio)
Quando trovi una blattina piccina piccina picciò nella camera da letto. E la schiacci, si, ma sai perfettamente che da qualcuno sarà pur nata...
Frustrazione (mista a rabbia e rassegnazione)
Quando scopri che il buon Tony ha distrutto, oltre che una zanzariera, anche il meccanismo di chiusura di una porta finestra, per cui rimane eternamente basculante. Non sai se prendertela con lui o con quel disastro di tecnico che te le ha montante, appena 4 anni fa.
Frustrazione (mista a desiderio ossessivo di scappare in un isolotto segreto delle Maldive)
Quando alle 22.47 i bambini sono ancora agitati come grilli impazziti e ti chiamano in camera uno dopo l'altro, dalle 21.30, dopo che gli hai dedicato le precedenti 16 ore senza soluzione di continuità.
Frustrazione (e voglia di dare quattro ceffoni)
Quando il carrozziere ti tratta semplicemente da donna, che nel suo personalissimo vocabolario significa ben tre cose: stupida, stupida, stupida.
Frustrazione (e desiderio di una piccolissima bomba al napalm sulle circonvallazioni)
Quando hai dimenticato alcune regole fondamentali del vivere a Milano, prima fra tutte il non aprire MAI i finestrini della macchina quando sei in strada, e ti ritrovi a respirare un mix stagnante di fumi di scarico con i tuoi figli che dicono "Ma che cos'è questo strano odore mammina?"
Nonostante ciò, nel complesso quella di ieri è stata una gradevolissima giornata!
E mano male...
E mano male...
lunedì 23 luglio 2012
Tornare a casa
Dopo un mese e mezzo di randagismo, Mamma ha caricato baracca e burattini e, complice una settimana di previsto brutto tempo e di lavoro matto e disperatissimo di Brontolo, è tornata in "vacanza" a Milano.
Alla fine di un lunghissimo viaggio fatto di strilli e disperazioni unidirezionali (Macco, chi altri?), i brambilli sono approdati nella deserta città del Nord, che senza traffico assume un aspetto decisamente meno torvo.
Fra l'impazienza elettrica di Dede e l'indifferenza di Macco verso tutto ciò che non era Tatta, sono tornati a casa.
Tornare quando sai che l'estate è ancora in pieno corso, e dopo una settimana sarai di nuovo al mare, ha un sapore speciale.
Tornare quando non c'è la tristezza della fine delle vacanze, è soltanto ritrovare la tua casa, i tuoi spazi e il tuo mondo quotidiano, e apprezzarne gli aspetti positivi senza alcuna tristezza, senza lo stress dei bagagli, senza ripensamenti.
Dede si è tolto le scarpe sullo zerbino ed è entrato saltellando, esclamando "Oh! Che bella la nostra casa di Milano", diretto senza indugio ai suoi giochi mai dimenticati.
E mentre Macco continuava a tirare la maglia di Mamma cantilenando "Tatta... blaccio... letto...", Mamma apriva le porte una ad una e pensava dentro di sè "Oh! Che bella la nostra casa".
Torni a casa dopo settimane e ne senti l'odore, e ti stupisci che ancora si percepisca la vernice.
Torni a casa dopo settimane e le tue piante ti sembrano più belle e cresciute (quelle ancora vive, poverette...).
Torni dopo il passaggio di Tony e la trovi molto più in ordine di quel che ricordavi, e ti si allarga il cuore.
Torni e riscopri particolari dimenticati e che trovi bellissimi, tipo un quadretto che non notavi più da tempo, o la porta a vetri che dà al corridoio proprio la luce che volevi.
Prepari per la cena senza ansia di cosa stanno facendo i bambini perché le stanze sono a prova di bebè, trovi tutto lì dove lo avevi lasciato e se anche non ricordi dove avevi messo qualcosa, lo cerchi dove ti sembra più logico che sia, ed eccolo là.
Torni veramente a casa quando ti infili nella vasca da bagno, senti gli odori dei saponi che non usavi da settimane, e ti puoi rilassare completamente.
Torni veramente a casa quando ti siedi sul divano in camicia da notte, col computer sulle gambe, accanto a tuo marito che guarda la tv, senza preoccuparti di aver lasciato le scarpe in mezzo al corridoio e di doverle cercare per decine di minuti l'indomani mattina.
Torni finalmente a casa quando ti sdrai sulle lenzuola pulite, in un letto che trovi troppo comodo per essere vero, e ti addormenti pensando a quale amico chiamare il giorno seguente.
Mamma ha una settimana di tempo, e nella sua vacanza milanese ha intenzione di:
- mangiare fino alla nausea il gelato del suo insuperabile gelataio di fiducia
- mangiare la pizza e il kebap che buoni così li sanno fare soltanto qui
- cercare alcune cose irreperibili in negozi che fuori da questa città puoi soltanto immaginare
- andare ogni giorno in un parco giochi diverso tutti e tre con i monopattini
- portare i pupi in bicicletta lungo la Martesana a contare le anatre selvatiche
- vedere i pochi amici rimasti in città
- accendere il gas soltanto per far bollire l'acqua, e nemmeno tutti i giorni
- giocare nella vasca da bagno come se fosse la nostra piscina privata
- girare per qualche enorme centro commerciale portando i bambini su tutti i giochi possibili e immaginabili, che quando lei era piccola non erano neanche lontanamente concepibili
- parlare, parlare, parlare... perché in vacanza al mare si sta tanto bene, ma la prevalente solitudine l'ha portata ad avere arretrati di chiacchiere di settimane
- e infine la cosa più divertente da fare a Milano in piena estate: lasciare le impronte dei tacchi nell'asfalto liquefatto dei marciapiedi (chi non ne ha lasciate almeno una decina di fila?)
Se avete qualche altra idea di simpatiche attività estive milanesi, fatemelo sapere per favore, perché i tre brambilla nullafacenti sono in vacanza e hanno intenzione di godersi la città come non hanno fatto mai!
Alla fine di un lunghissimo viaggio fatto di strilli e disperazioni unidirezionali (Macco, chi altri?), i brambilli sono approdati nella deserta città del Nord, che senza traffico assume un aspetto decisamente meno torvo.
Fra l'impazienza elettrica di Dede e l'indifferenza di Macco verso tutto ciò che non era Tatta, sono tornati a casa.
Tornare quando sai che l'estate è ancora in pieno corso, e dopo una settimana sarai di nuovo al mare, ha un sapore speciale.
Tornare quando non c'è la tristezza della fine delle vacanze, è soltanto ritrovare la tua casa, i tuoi spazi e il tuo mondo quotidiano, e apprezzarne gli aspetti positivi senza alcuna tristezza, senza lo stress dei bagagli, senza ripensamenti.
Dede si è tolto le scarpe sullo zerbino ed è entrato saltellando, esclamando "Oh! Che bella la nostra casa di Milano", diretto senza indugio ai suoi giochi mai dimenticati.
E mentre Macco continuava a tirare la maglia di Mamma cantilenando "Tatta... blaccio... letto...", Mamma apriva le porte una ad una e pensava dentro di sè "Oh! Che bella la nostra casa".
Torni a casa dopo settimane e ne senti l'odore, e ti stupisci che ancora si percepisca la vernice.
Torni a casa dopo settimane e le tue piante ti sembrano più belle e cresciute (quelle ancora vive, poverette...).
Torni dopo il passaggio di Tony e la trovi molto più in ordine di quel che ricordavi, e ti si allarga il cuore.
Torni e riscopri particolari dimenticati e che trovi bellissimi, tipo un quadretto che non notavi più da tempo, o la porta a vetri che dà al corridoio proprio la luce che volevi.
Prepari per la cena senza ansia di cosa stanno facendo i bambini perché le stanze sono a prova di bebè, trovi tutto lì dove lo avevi lasciato e se anche non ricordi dove avevi messo qualcosa, lo cerchi dove ti sembra più logico che sia, ed eccolo là.
Torni veramente a casa quando ti infili nella vasca da bagno, senti gli odori dei saponi che non usavi da settimane, e ti puoi rilassare completamente.
Torni veramente a casa quando ti siedi sul divano in camicia da notte, col computer sulle gambe, accanto a tuo marito che guarda la tv, senza preoccuparti di aver lasciato le scarpe in mezzo al corridoio e di doverle cercare per decine di minuti l'indomani mattina.
Torni finalmente a casa quando ti sdrai sulle lenzuola pulite, in un letto che trovi troppo comodo per essere vero, e ti addormenti pensando a quale amico chiamare il giorno seguente.
Mamma ha una settimana di tempo, e nella sua vacanza milanese ha intenzione di:
- mangiare fino alla nausea il gelato del suo insuperabile gelataio di fiducia
- mangiare la pizza e il kebap che buoni così li sanno fare soltanto qui
- cercare alcune cose irreperibili in negozi che fuori da questa città puoi soltanto immaginare
- andare ogni giorno in un parco giochi diverso tutti e tre con i monopattini
- portare i pupi in bicicletta lungo la Martesana a contare le anatre selvatiche
- vedere i pochi amici rimasti in città
- accendere il gas soltanto per far bollire l'acqua, e nemmeno tutti i giorni
- giocare nella vasca da bagno come se fosse la nostra piscina privata
- girare per qualche enorme centro commerciale portando i bambini su tutti i giochi possibili e immaginabili, che quando lei era piccola non erano neanche lontanamente concepibili
- parlare, parlare, parlare... perché in vacanza al mare si sta tanto bene, ma la prevalente solitudine l'ha portata ad avere arretrati di chiacchiere di settimane
- e infine la cosa più divertente da fare a Milano in piena estate: lasciare le impronte dei tacchi nell'asfalto liquefatto dei marciapiedi (chi non ne ha lasciate almeno una decina di fila?)
Se avete qualche altra idea di simpatiche attività estive milanesi, fatemelo sapere per favore, perché i tre brambilla nullafacenti sono in vacanza e hanno intenzione di godersi la città come non hanno fatto mai!
venerdì 20 luglio 2012
Per tutti i pupazzi
“Per tutti i pupazzi! C’è una zanzara qui mamma!”
“Allora spegni la luce in camera così va verso la luce che è fuori”
“Eh si, perché al buio le zanzare non ci vogliono stare. Perché
al buio vanno a sbattere contro il muro e poi muorono per terra”
“Credo sia proprio così Dede…”
“E poi zac! io le sparo una scoreggia laser!”
Cresciuta a Barbie e bambolotti dal nome Tulipano-Rosa o
Nuvola-di-Panna, Mamma non si capacita di come la vita l'abbia portata a tanto.
Forse è arrivata l'ora di mettere un filtro ai cartoni animati che lo tengono impegnato durante la nanna del fratello...
giovedì 19 luglio 2012
Colazione da zia Tiffany
Ore 8.35, Brontolo a telefono con Mamma: “Ora ti saluto,
vado al lavoro, ciao”
Click.
Ore 10.00, Mamma chiama Brontolo al cellulare: “Ciao, dove
sei?”
“Sono quasi arrivato al lavoro”
“Addirittura! Tutto questo tempo?”
“Eh si, sono dovuto andare dalla zia a fare colazione. A
casa non c’era un tubo”
“Ah ecco. E tu impieghi un’ora e mezza per fare colazione
dalla zia?”
“Bè, come facevo a far colazione, scusa?”
“Che ne so, magari al bar dell’università?”
“Ma lì ho mangiato di tutto, la zia mi ha preparato anche le
pesche” (e conoscendo la zia in questione deve avergliele pelate, tagliate a
tocchetti e servite in modo coreografico, magari con qualche amaretto
sbriciolato sopra)
“Caro Brontolo, in tutta confidenza, ti svelerò un segreto:
i supermercati, quel mondo misterioso… sono aperti anche agli uomini, sai?”
Se mi fosse mai venuto il dubbio che quel tesoro di marito
soffra di nostalgia quando ci chiede di tornare un po’ a Milano con lui, stamattina
devo ammettere che ha gettato una nuova luce sulle sue motivazioni.
mercoledì 18 luglio 2012
Le amiche della mamma
La serata di ieri è iniziata con un’invasione di zanzare.
Mamma era seduta a tavola con la mitica racchetta
fulmina-zanzare brandita come una sciabola, a difendere i suoi protetti che
mangiavano a quattro palmenti.
Poi, quando è scoccata l’ora più stressante del giorno, quella
in cui comincia la tiritera della messa a letto, Mamma ha abbandonato il campo
e se ne è andata.
E’ andata a vestirsi, si è messa delle scarpe col tacco che
non osava più dalla nascita dei pupi, ed è andata a cena fuori con le amiche.
Nel corso degli studi e per lavoro, Mamma ha avuto sempre a
che fare con squadratissime donne dall’animo scientifico, che ripetevano come fosse
un vanto “io preferisco la compagnia degli uomini a quella delle donne”. Per
ovvie conseguenze, anche Mamma ha trascorso l’università in compagnia di
ragazzi, e si è divertita tantissimo.
Ma amiche mie squadrate, credetemi, un’amica non è la stessa
cosa!
Un’amica è qualcosa in più, è un universo ricco e pieno di
sfaccettature che si sovrappone perfettamente al tuo e lo colma e arricchisce, è
un dire senza bisogno di parole, è una comunione di sentimenti a cui un uomo
non potrà mai arrivare. E’ un capire che c’è del dolore anche se stai facendo
una battuta, è un saper tacere senza necessariamente voler trovare soluzioni.
E’ lo sguardo che accarezza, la semplicità di essere se
stesse, non dover fingere, non avere bisogno di
dire “va tutto bene” quando invece bene non va. E’ chiedersi se sei felice anziché
se hai visto l’ultima partita, è sospirare insieme e poi scoppiare a ridere
sinceramente, è parlare di niente per ore e tornare a casa appagate.
Ieri sera abbiamo riso e abbiamo pianto (e provate a
piangere con un uomo davanti ad un
gelato alla panna), ci siamo prese in giro per i nostri chili, per la nostra
età, per le nostre suocere (e provate un po’ a parlare di suocere con un uomo?)
e per la mancanza di un marito, abbiamo dimenticato uomini e figli e abbiamo
fatto discorsi seri e altri pieni di scemenze. Ci siamo salutate almeno otto
volte, e altrettante abbiamo ricominciato a parlare, e quando Brontolo a fine
serata ha domandato “di cosa avete parlato?”, Mamma non ha saputo cosa
rispondere.
Di tutto, di niente. Di sentimenti che non hanno forma.
Ma questo solo una donna lo sa.
La serata di ieri è terminata con 3 camicie da notte una
sopra l’altra, a tremare di freddo dopo la serata in riva al mare e dopo una
fallimentare ricerca di una coperta.
A metà notte, ancora in balia dell’insonnia, c’è stata una
pipì nel vàttele con tamponamento di epistassi infantili e poco
dopo l’alba il solito risveglio.
Ma Mamma si sente più rilassata e carica, anche se probabilmente
dovrà aspettare altri 180 giorni prima di potersi concedere di nuovo il lusso sfrenato
di scappare all’ora più stressante della giornata.
martedì 17 luglio 2012
A domanda risposta
“Mamma pecchè eh..eh..eh… caddo?” chiede il piccolo Macco immerso
nei 38 gradi dei giorni scorsi.
“Perché siamo in estate tesoro, e in estate in genere fa tanto
caldo” risponde Mamma al duenne.
Da dietro sento bofonchiare. Nonna Tonia lamenta una
spiegazione approssimativa e insufficiente a soddisfare la curiosità
scientifica del bambino.
“Mamma, cosa sono queste palline dure che ho dentro il
pisellino?” chiede preoccupato Dede mostrandomi le stranezze appena scoperte.
“Si chiamano testicoli, e sono quelli che quando sarai
grande serviranno per fare i bambini. Da lì usciranno i semini per fare i
bambini, capito amore?” spiega al quattrenne Mamma col tono più naturale
possibile.
Da dietro il solito bofonchio. “Non per essere critica ma…
questa volta sei stata troppo scientifica, potevi essere un po’ più semplice
nella spiegazione”.
Cara nonna Tonia, hai qualche idea di risposte al piccolo Einstein, nella
maniera più scientificamente semplice che esista, a queste domande, poste
soltanto negli ultimi due giorni:
“Mamma, perché l’acqua è liquida?”
Equazioni di stato dei fluidi con i giusti legami molecolari
o Gesù Bambino l’ha creata così?
“Mamma, ma perché le nuvole bianche non fanno la pioggia e
quelle nere si?”
Dissertazione su cirri, cumuli, nembostrati o il bianco è
buono e non piove e il nero è cattivo e fa piovere?
“Ma mamma, perché la pipì esce proprio dal pisellino?”
Fondamenti di Anatomia 1 o sacchettini e tubicini che
portano la pipì in giro per la pancia?
“Perchè si forma il mulinello nella vasca da bagno?”
Forze di Coriolis o magia nera?
“Mamma, perché devo soffiare per raffreddare la pasta?”
Turbolenza e meccanica dei fluidi (il fantastico regno di
Brontolo) o il vento della bocca fa venire freddo allo spaghetto?
Per cortesia illuminatemi, perché le risposte semplicemente
scientifiche che ho già dato al bambino, potrebbero non essere all’altezza di
questo piccolo curiosone di 4 anni...
lunedì 16 luglio 2012
Insonnia
Da quando si sono trasferiti nella casa dei nonni al mare, Mamma ha progressivamente diminuito le sue ore di sonno.
Dapprima forzatamente, a causa di un figlio refrattario a qualsiasi tentativo di farlo dormire, poi probabilmente a causa di un invecchiamento precoce che la tiene sveglia per gran parte della notte, con gli occhi sbarrati, profondamente insonne.
Nonostante l'ovvia stanchezza, Mamma ha piacevolmente scoperto che la sua vita onirica ne ha tratto un enorme vantaggio, e si è arricchita di sogni vividi e interessanti.
Una volta è stata con Macco su una barchetta speciale a navigare sulla lava dell'Etna, e ricorda che faceva un po' caldino, oltra alla paura che l'insolita imbarcazione si ribaltasse.
Una volta è stata con Brontolo in un safari un po' speciale, dove si avvistavano insetti anzichè animali, e dove la loro bizzarra guida aveva la capacità di volare con un gran ventilatore appiccicato al sedere.
Una volta ancora ha aspettato la proposta brontolesca di un secondo matrimonio (anche se nella realtà sta aspettando quella del primo...), visto che avendo due figli servono due matrimoni, e si è persa in fantasticherie di organizzazione di abito e festa.
Ha anche avuto un innamoramento a prima vista, entusiasticamente ricambiato, una vera love story coronata da un dolce abbraccio su un montacarichi, con... con il marito di una sua amica blogger!
Chiunque di voi che legga, potrebbe essere la fortunata protagonista di questo triangolo di passione, ma Mamma non può svelare di più per non attirare la sua eterna gelosia...
Infine la chicca: Mamma era la compagna del Cavaliere, e somigliava tanto a Martina Stella. Lui le faceva correggere la bozza del suo libro e lei lo leggeva volentieri sul water, mentre espletava bisogni fisiologici. Nel frattempo si accorgeva che la sua casa era invasa da inquilini clandestini di ogni razza e nazionalità, e si arrabbiava un pochetto...
Quando nonna Tonia le ha proposto di scolarsi una boccetta di sonnifero, al pensiero di rinunciare a tante vivide emozioni, Mamma ha deciso che preferisce piuttosto perdere il sonno ristoratore, ma questa diminuita sanità di mente la comincia proprio a divertire!
P.S.
Ogni fatto narrato è di pura invenzione onirica. Ogni somiglianza con fatti o persone realmente esistenti è da considerarsi puramente casuale.
E se qualcuno grazie al mio sogno brevettasse il ventilatore deretanese e ne ricavasse una fortuna, i diritti morali sono da considerarsi miei e solo miei. Grazie.
Dapprima forzatamente, a causa di un figlio refrattario a qualsiasi tentativo di farlo dormire, poi probabilmente a causa di un invecchiamento precoce che la tiene sveglia per gran parte della notte, con gli occhi sbarrati, profondamente insonne.
Nonostante l'ovvia stanchezza, Mamma ha piacevolmente scoperto che la sua vita onirica ne ha tratto un enorme vantaggio, e si è arricchita di sogni vividi e interessanti.
Una volta è stata con Macco su una barchetta speciale a navigare sulla lava dell'Etna, e ricorda che faceva un po' caldino, oltra alla paura che l'insolita imbarcazione si ribaltasse.
Una volta è stata con Brontolo in un safari un po' speciale, dove si avvistavano insetti anzichè animali, e dove la loro bizzarra guida aveva la capacità di volare con un gran ventilatore appiccicato al sedere.
Una volta ancora ha aspettato la proposta brontolesca di un secondo matrimonio (anche se nella realtà sta aspettando quella del primo...), visto che avendo due figli servono due matrimoni, e si è persa in fantasticherie di organizzazione di abito e festa.
Ha anche avuto un innamoramento a prima vista, entusiasticamente ricambiato, una vera love story coronata da un dolce abbraccio su un montacarichi, con... con il marito di una sua amica blogger!
Chiunque di voi che legga, potrebbe essere la fortunata protagonista di questo triangolo di passione, ma Mamma non può svelare di più per non attirare la sua eterna gelosia...
Infine la chicca: Mamma era la compagna del Cavaliere, e somigliava tanto a Martina Stella. Lui le faceva correggere la bozza del suo libro e lei lo leggeva volentieri sul water, mentre espletava bisogni fisiologici. Nel frattempo si accorgeva che la sua casa era invasa da inquilini clandestini di ogni razza e nazionalità, e si arrabbiava un pochetto...
Quando nonna Tonia le ha proposto di scolarsi una boccetta di sonnifero, al pensiero di rinunciare a tante vivide emozioni, Mamma ha deciso che preferisce piuttosto perdere il sonno ristoratore, ma questa diminuita sanità di mente la comincia proprio a divertire!
P.S.
Ogni fatto narrato è di pura invenzione onirica. Ogni somiglianza con fatti o persone realmente esistenti è da considerarsi puramente casuale.
E se qualcuno grazie al mio sogno brevettasse il ventilatore deretanese e ne ricavasse una fortuna, i diritti morali sono da considerarsi miei e solo miei. Grazie.
venerdì 13 luglio 2012
Graffi di gatto e altre congiuntiviti
Mamma ieri è stata alla consueta visita oculistica per l’ennesimo
controllo post graffio di gatto.
Si è portata dietro l’allegra brigata per un check formato
famiglia, mentre Brontolo si faceva visitare in contemporanea in quel di Milano.
Tre congiunti con occhi arrossati, due medici consultati e tre
responsi diversi. E meno male che ammettono anche loro che la medicina non è
una scienza esatta! Io continuo a non credere e a nicchiare.
L’unico che è uscito soddisfatto dalla sua visita oftalmica
è Dede, che al responso “Ci vedi benissimo: dieci decimi”, ha urlato “Urràaaa!”
saltando più volte nella corsia del reparto, pensando ad un ottimo voto.
Ovviamente,
ben lungi dal deludere tale soddisfazione, Mamma si è complimentata con lui per
la perfetta performance, e sono usciti dall’ospedale nella seguente
formazione: Macco aggrappato a Mamma, delirante di sonno e urlando “TATTA!”;
Dede trotterellando felice stringendole la mano e chiedendo qualche
caramella di premio; Mamma agonizzante sotto il peso di un figlio che non ne
voleva sapere di camminare, uno a cui non poteva assolutamente lasciare la
manina, e 37 gradi all’ombra.
Ovviamente la strada fino al parcheggio era al sole.
La Scettica ha passato la giornata e la nottata nel dubbio
se somministrare il collirio pure al piccolo, come da prescrizione medica, o
seguire il suo animo no-medicals e continuare a curarlo con camomilla ed
eufrasia.
Il dubbio, come tutte le volte che deve dare farmaci ai
bambini, la tormenta.
(Quando rinasco, rinasco erborista. O magari magica, che è meglio)
giovedì 12 luglio 2012
Dell'incomunicabilità
In macchina, Mamma e Dede.
“Mamma, ma io voglio un succo!”
“Dede, non è
questa una maniera educata di chiederlo. Per esempio potresti dire “Mamma mi
piacerebbe bere un succo”, o anche “Vorrei un succo per favore”. Capito amore?”
“Si, d’accordo. Per esempio mamma voglio un succo”
Mamma resta senza parole giusto il tempo di realizzare, poi scoppia
a ridere. Le vengono in mente quei due comici di Zelig e ride sommessamente.
“Mi spiego meglio. La parola per esempio te l’ho detta io per
spiegarti un modo per essere più gentile. Non devi dire “per esempio”. Significa
solo che stavo per farti un esempio di come avresti dovuto chiedere il succo.
Capito?”
“D’accordo. Ma mamma, io voglio un succo PER ESEMPIO!”
“Dede, ma mi hai capito? Per esempio non significa per
favore! Sai che cos’è un esempio?”
“Si, ma io ti capisco!” e inizia a piagnucolare.
“Allora potresti dire “Mamma mi è venuta sete”, per esempio”
ridacchia Mamma.
“Mamma per esempio mi è venuta sete”
“Non devi ripetere per esempio, puoi dire per favore, oppure mi
piacerebbe bere un succo… capito?
“Va bene. Mi piacerebbe… mamma mi piacer… mamma per esempio mi
piacerebbe bere un succo!”
Direi che il succo se l’è proprio meritato, povera stella
mia.
mercoledì 11 luglio 2012
Ogni volta
Ogni volta che mi metto a cucire qualcosa senza il ditale mi viene in mente mia nonna, tanti tanti anni fa, che mi dice "Sei un'ignorante, il ditale si mette sempre" (si, mi diede proprio dell'ignorante!)
Ogni volta che attraverso l'incrocio vicino a casa dei miei, in macchina, mi viene in mente mia madre che vent'anni fa dice "Sei troppo indecisa. Se continui così non passerai mai a questo incrocio e non ti daranno mai la patente" (salvo poi rimproverarmi la volta dopo di essere passata troppo velocemente, e che indugiare un po' di più sarebbe stato meglio... ah, 'ste mamme!)
Ogni volta che metto il sugo a cuocere in un tegamino, un mio amico dell'università si affaccia ai miei ricordi e dice "A fuoco leeeento!", e mi fa sorridere con la sua lontana amicizia. Ovviamente subito dopo abbasso la fiamma.
Ogni volta che un telefono squilla e nessuno risponde ripenso a mio nonno, che mi accusò di aver fatto una telefonata di nascosto e mi sgridò forte, dicendo "Bugiarda". Avevo 6 o 7 anni e non ero stata io; non mi aveva creduto.
Ci sono frasi sciocche, da nulla, che ti restano dentro per anni, e non sai perché.
Forse toccano qualcosa dentro di te che non smette di vibrare nemmeno col tempo.
Chissà che cosa resterà a chi ci vive accanto delle mille cose che cerchiamo di trasmettere?
Probabilmente la frase più sciocca che potevamo dire nel momento più banale: e così saremo ricordati per sempre.
A voi non capita mai?
Ogni volta che attraverso l'incrocio vicino a casa dei miei, in macchina, mi viene in mente mia madre che vent'anni fa dice "Sei troppo indecisa. Se continui così non passerai mai a questo incrocio e non ti daranno mai la patente" (salvo poi rimproverarmi la volta dopo di essere passata troppo velocemente, e che indugiare un po' di più sarebbe stato meglio... ah, 'ste mamme!)
Ogni volta che metto il sugo a cuocere in un tegamino, un mio amico dell'università si affaccia ai miei ricordi e dice "A fuoco leeeento!", e mi fa sorridere con la sua lontana amicizia. Ovviamente subito dopo abbasso la fiamma.
Ogni volta che un telefono squilla e nessuno risponde ripenso a mio nonno, che mi accusò di aver fatto una telefonata di nascosto e mi sgridò forte, dicendo "Bugiarda". Avevo 6 o 7 anni e non ero stata io; non mi aveva creduto.
Ci sono frasi sciocche, da nulla, che ti restano dentro per anni, e non sai perché.
Forse toccano qualcosa dentro di te che non smette di vibrare nemmeno col tempo.
Chissà che cosa resterà a chi ci vive accanto delle mille cose che cerchiamo di trasmettere?
Probabilmente la frase più sciocca che potevamo dire nel momento più banale: e così saremo ricordati per sempre.
A voi non capita mai?
martedì 10 luglio 2012
Annunciaziò
E’ con immensa gioia che Mamma annuncia
al mondo che (tatàaaaaa):
Macco non porta più il pannolino.
Dopo 4 anni e mezzo della nostra vita passati a cambiare una media ottimistica di 5 pannolini al giorno, finalmente si inizia a vedere la luce. Non soffermiamoci sui calcoli (anzi si: 1660 giorni di fila, moltiplicati per 5 al giorno fanno 8300 pannolini; vi rendete conto che montagna di rifiuti? Mamma cerca di acquietare i sensi di colpa usando solo fazzoletti e tovaglioli di stoffa... basterà?)
Ogni venti minuti gli viene chiesto se deve fare la pipì e,
in base al suo desiderio di applausi, il piccolo risponde di conseguenza. Uno scroscio di
battiti di mani segue le sue performances.
E’ con altrettanta gioia che Mamma annuncia
altresì che (rullino i tamburi):
Dede ha imparato a togliersi le maglie da solo.
A 4 anni e mezzo? Ecco, si, è precoce il ragazzo. (Meglio
tardi che mai, dai… in fondo è un maschio, che volete?)
Un’ovazione viene richiesta e segue puntuale ad ogni suo
spogliarello.
La casa delle vacanze dei brambilla negli ultimi giorni
sembra un teatro, dalla quantità di applausi e urla di incoraggiamento e complimenti
generosamente sparsi ai due eroici bambini.
Dettagli:
Dede non ha ancora imparato a compiere l’ardua
manovra stando fermo: saltella su se stesso come una scimmietta ammaestrata e
compie delle acrobazie inspiegabili per togliere le magliette (e sono senza maniche...)
Macco invece non ha ancora capito che per fare pipì il
pisellino non deve essere ripiegato su se stesso, pena inzuppamento di gambe,
mutandine e pantaloni, oltre che dei sandali.
Mamma, dall’alto della sua esperienza di pipì in piedi,
spiega e lava.
Ma come dicevo, sono dettagli…
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